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p a s s a g g i  i n   b i a n c o  e  n e r o

Idrovora Sacchetti - Staranzano (Go)

L’idrovora Sacchetti è in funzione dalla prima metà degli anni ’30 ed è affiancata nella sua importante opera dall’idrovora Borlecchie in funzione dai primi anni ’80 del Novecento. Le pompe consentono di smaltire oltre 6mila litri d’acqua/sec. assicurando la sicurezza idraulica all’area di competenza.

 

Alberoni  loc.  Rivalunga

 

          canale d'irrigazione e stagno (sguàs)

zona S.I.C.  palude del Lisert - Monfalcone(Go)

PARLIAMO DEL BIANCO E NERO - Con il bianco e nero ci si sofferma incessantemente sulla tecnica, sulle metodologie più utilizzate per convertire i file RGB in monocromatici o altre amenità. Si scrivono interi articoli per elencare le varie tecniche che il digitale ci mette a disposizione, dimenticando che il bianco e nero si discosta dalla fotografia tradizionale (quella a colori intendiamo) perché fondamentalmente è un’astrazione, come tale non necessita di risposte tecniche specifiche ma esistenziali. Non serve tentare di riprodurre il vero, perché il reale non è in bianco e nero e quindi non sarà riproducibile ma sempre e solo interpretabile.

Possiamo paragonare la fotografia a colori al cinema, mentre quella in bianco e nero al teatro. La prima ci vuole stupire con effetti speciali, colonne sonore in quadrifonia, esaltazione della spettacolarizzazione. La seconda, per superare la minore potenzialità tecnica, deve obbligatoriamente puntare sul contenuto e sulla semplificazione.

Un paragone più calzante potrebbe essere paragonare la fotografia a colori alla pittura. L’artista mette colori su di una tela e il suo stile determina se essere realista, impressionista, surrealista o astratto. La fotografia in bianco e nero, invece, è più scultura, una forma d’arte che toglie alla materia originale per plasmare nuove forme. Il fotografo deve arrivare alla sintesi dell’immagine, togliendo fronzoli inutili che complicherebbero la lettura della foto, facilitando l’interlocutore al raggiungimento dell’essenza.

                                                                                Max Ferrero

Il canale navigabile del Brancolo e contigua rete di canali d'irrigazione  - Monfalcone-Staranzano.

 

 

Il canale del Brancolo, formato il 19 ottobre 1925, fu opera dell'ingegner Domenico Turazza. I lavori, iniziati verso la fine del 1926, furono ultimati nel 1938: da allora le opere, mantenute costantemente in esercizio, hanno assicurato e assicurano regolare beneficio al territorio. Infatti nella zona continuano ad affiorare copiosamente le acque di risorgiva con una portata di oltre 10 metri cubi al secondo pari a quasi un milione di metri cubi al giorno. Ora l'ente fa parte del Consorzio di bonifica pianura Isontina.

Nel punto dove la pianura  dell'Isonzo incontra le rocce carsiche si trovano le Bocche del Timavo. Il fiume Timavo segna il confine tra due zone ambientali diverse.A San Giovanni di Duino (Štivan), compare in superficie con tre risorgive, originando nuovamente un unico corso d'acqua che sfocia nel golfo di Trieste.

 

bocche del fiume Timavo - S.Giovanni di Duino (Ts)

© mario stagni IMAGES

 

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